L’equilibrio tra preparazione e azione

Quando la cultura diventa una maratona da binge-watching

Una lezione perfetta su come trovare l'equilibrio tra preparazione e azione nella vita di tutti i giorni.

Vi racconto la storia di come sono quasi riuscita nell’impresa titanica di perdere la mostra di Caravaggio a Roma per eccesso di… zelo culturale. Sì, avete letto bene. Ho rischiato di non vedere il maestro del chiaroscuro perché mi sono comportata come se dovessi sostenere un esame universitario su di lui. Una lezione perfetta su come trovare l’equilibrio tra preparazione e azione nella vita di tutti i giorni.

Tutto è iniziato con le migliori intenzioni: “Voglio prepararmi per apprezzare al meglio l’arte!” (cit. me stessa, piena di buoni propositi). Quindi mi sono messa a guardare TUTTO il documentario “La vera natura di Caravaggio” di Tomaso Montanari su RaiPlay.
Dodici puntate.
Da un’ora l’una.
Come direbbe Fantozzi parlando della Corazzata Potemkin: “Una boiata pazzesca!” (no, scherzo, era bellissimo, ma lunghissimo).

La sindrome da “prima-devo-essere-pronta”: una malattia professionale

Mentre io facevo la maratona caravaggesca, i biglietti della mostra sparivano più velocemente di un gelato al sole di agosto. Quando finalmente mi sono decisa i biglietti erano finiti.

E qui arriva la riflessione su l’equilibrio tra preparazione e azione: è come camminare su una corda tesa. Troppo da una parte e cadi nel perfezionismo paralizzante, troppo dall’altra e ti ritrovi impreparato e ti perdi delle cose interessanti.

Nel lavoro succede la stessa cosa, solo che invece di perdere Caravaggio potremmo perdere delle opportunità:

Il caso della presentazione perfetta: Quella volta che hai passato tre settimane a sistemare i font della presentazione (perché Arial è troppo banale, ma Helvetica è troppo freddo) e quando finalmente eri pronto, il cliente aveva già scelto un altro fornitore. Ops.

L’analisi infinita: “Aspetta, devo ancora studiare il mercato del Sud-Est asiatico per i prossimi vent’anni prima di lanciare questo prodotto.” Intanto Amazon ha già conquistato tre galassie.

La conversazione che ti terrorizza: Hai preparato 47 scenari diversi per quella conversazione difficile con il capo, inclusi i sottotitoli e gli effetti speciali. Poi scopri che voleva solo sapere se preferisci il caffè o il tè per la pausa.

Plot twist: la preparazione non è sempre il demonio

Ma aspettate, non voglio demonizzare completamente la preparazione! Alla fine, grazie al mio binge-watching caravaggesco, quando sono riuscita a vedere la mostra (benedetto tasto F5 e la perseveranza), ho vissuto un bellissimo momento davanti al San Giovanni Battista.

San Giovanni battista di Caravaggio

Non ho visto solo un santo con l’aureola, ma un teenager imbronciato che sembra aver appena litigato con i genitori e sta pensando “Ma perché devo fare il santo? Io volevo fare l’influencer!” Quegli occhi in penombra parlavano la lingua universale dell’adolescenza: fastidio cosmico e sogni nascosti.

Questa lettura mi sarebbe venuta anche senza aver visto Montanari spiegarmi tutto per dodici ore? Probabilmente no. Quindi un punto a favore della preparazione!

Come non farsi fregare dal proprio cervello da nerd

L’equilibrio tra preparazione e azione è un’arte più delicata del trucco degli occhi di Caravaggio. Ecco i segnali che stai esagerando con la preparazione:

  • Rimandi continuamente dicendo “non sono ancora pronto” (e potresti non esserlo mai al 100% secondo i tuoi standard)
  • Hai più versioni della stessa presentazione di quante ne abbia Disney dei suoi film
  • Le tue to-do list hanno delle sotto-to-do list che hanno delle sotto-sotto-to-do list

Per accorgersi quando il perfezionismo interno sta sabotando le possibilità può essere utile utilizzare la distinzione linguistica

Esigenza – Eccellenza

L’esigenza è la ricerca della perfezione: una spinta che produce spesso e volentieri insoddisfazione e frustrazione. Non siamo mai preparati abbastanza, soddisfatti abbastanza e si fa fatica a riconoscere quello che abbiamo ottenuto già e le cose che sappiamo.

L’eccellenza consiste nel dare il meglio sfruttando le risorse a disposizione. È riconoscere il fatto che si è dato il massimo nella specifica circostanza o situazione mettendo a valore la propria creatività e assumendosi i rischi del caso.

L’autoconoscenza: ovvero imparare a conoscere il proprio sabotatore interno

Il bello di questa storia è che riconoscere i propri pattern è come avere i superpoteri. Una volta che capisci come funzioni, puoi usare la tua consapevolezza per farti degli “agguati”.

Nel mio caso, sapere di essere una “preparatrice seriale” mi ha permesso di sviluppare l’arte del “buttarsi e vedere come va”. Non è facile per chi è abituato ad avere tutto sotto controllo, ma è liberatorio come togliersi le scarpe strette dopo una giornata di lavoro.

I benefici sono immediati:

  • Meno ansia da prestazione (perché hai accettato che l’imperfezione fa parte del gioco)
  • Più opportunità colte al volo (come quella volta che ho risposto a un’email di lavoro dal supermercato e ho chiuso un contratto)
  • Meno tempo sprecato in preparazioni infinite
  • Più divertimento nella vita (sì, anche il lavoro può essere divertente, chi l’avrebbe mai detto!)

Il gran finale: quando è abbastanza è abbastanza

L’equilibrio tra preparazione e azione non si trova sui libri di business coaching, ma nelle piccole scelte quotidiane. A volte devi buttarti anche se non hai visto tutte e 47 le interviste sul tema. A volte devi studiare un po’ prima di parlare. L’arte sta nel capire quando è il momento giusto per quale approccio.

La prossima volta che ti ritrovi a rimandare qualcosa perché “devi prepararti meglio”, pensa al San Giovanni Battista di Caravaggio: anche lui sembrava non aver voglia di fare il santo quel giorno, eppure è diventato un capolavoro. A volte l’imperfezione del momento è più potente di tutta la preparazione del mondo.

Se ti ritrovi spesso in questa situazione e vuoi trovare il tuo equilibrio tra preparazione e azione, scrivimi nei commenti o in privato.


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