Sindrome dell’Impostore ovvero perché questa etichetta potrebbe limitare la tua crescita professionale

Quando un’etichetta nasconde opportunità di crescita

Ti è mai capitato di sentirti inadeguato nonostante i tuoi risultati?
Di attribuire i tuoi successi alla fortuna piuttosto che alle tue competenze? Se la risposta è sì, probabilmente hai sentito parlare della “sindrome dell’impostore”.
Ma siamo sicuri che questa definizione ci aiuti davvero?

Le origini della sindrome dell’impostore

Il termine nasce nel 1978 grazie a due psicologhe cliniche, Pauline Rose Clance e Suzanne Imes. La loro ricerca si basò su un campione di oltre 150 donne di successo che, nonostante i risultati raggiunti, si sentivano costantemente inadeguate. Queste professioniste erano convinte che:

  • I loro successi fossero frutto della fortuna
  • Avessero in qualche modo ingannato gli altri
  • Fossero state sopravvalutate dalle persone intorno a loro

Da allora, gli studi sul tema si sono moltiplicati e l’espressione è entrata nel linguaggio comune, specialmente negli ambienti professionali ad alta prestazione.

Il Problema con le etichette

Come Executive Coach, ho sentito questa definizione innumerevoli volte dalle donne con cui lavoro.
Ammetto di averla usata anche su me stessa fino a qualche anno fa.
Ma col tempo ho capito che questa etichetta può essere più limitante che liberatoria.

Ecco perché: definire “sindrome” un’esperienza umana comune rischia di creare una scorciatoia mentale che ci impedisce di esplorare davvero cosa sta accadendo dentro di noi.

Cosa si nasconde dietro il senso di inadeguatezza

Sentirsi occasionalmente inadeguati è perfettamente normale, specialmente quando:

  • Lavori in ambienti ad alta prestazione
  • Affronti transizioni di carriera importanti
  • Ti trovi davanti a sfide nuove e complesse
  • Assumi ruoli di maggiore responsabilità

Il vero lavoro di crescita inizia quando, invece di etichettare velocemente questa esperienza come “sindrome dell’impostore”, ci concediamo la curiosità di esplorare:

Le domande che fanno la differenza

Quali standard sto applicando a me stessa?
Spesso ci misuriamo con parametri irrealistici o confronti impari con colleghi che hanno percorsi e contesti completamente diversi.

Quali conversazioni private sto avendo nella mia testa?
Il dialogo interno che intratteniamo con noi stessi può essere il nostro peggior critico. Riconoscere questi schemi è il primo passo per trasformarli.

Quali aspettative ho creato senza comunicarle?
A volte ci sentiamo inadeguati perché abbiamo aspettative non realistiche su noi stessi che non abbiamo mai verbalizzato né confrontato con la realtà.

Il potere della consapevolezza

Quando smetti di nasconderti dietro un’etichetta e inizi a esplorare cosa c’è realmente sotto, dentro, sopra e sotto quel senso di inadeguatezza, accade qualcosa di potente: recuperi il tuo potere personale.

Non per negare le emozioni o minimizzare le sfide, per attraversarle con consapevolezza e intenzionalità, trasformando quello che potrebbe sembrare un limite in un’opportunità di crescita autentica.

Come lavorare sul senso di inadeguatezza

Invece di identificarti con la “sindrome dell’impostore”, prova questo approccio:

  1. Riconosci l’emozione senza giudicarla: “Mi sento inadeguato in questo momento”
  2. Esplora con curiosità: “Cosa sta scatenando questa sensazione?”
  3. Identifica gli standard: “A cosa mi sto confrontando?”
  4. Esamina le aspettative: “Cosa mi aspetto da me stessa in questa situazione?”
  5. Agisci con consapevolezza: “Cosa posso fare per crescere da questa esperienza?”

Il messaggio per te

Se ti riconosci in queste dinamiche, sappi che non sei sola.
E soprattutto, sappi che dietro quel senso di inadeguatezza c’è spesso una grande opportunità di conoscenza di te stessa e di crescita professionale.

La prossima volta che senti quella voce interiore che ti dice “non sei abbastanza”, invece di etichettarla velocemente come “sindrome dell’impostore”, fermati.
Ascolta con curiosità.
Esplora con gentilezza.

Potresti scoprire che quella voce sta semplicemente chiedendo di rivedere i tuoi standard, di comunicare meglio le tue aspettative, o di riconoscere quanto sei già cresciuta lungo il tuo percorso.


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Una risposta a “Sindrome dell’impostore?”

  1. Avatar Reader_2023
    Reader_2023

    Definitely one of the best explanations out there.

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